
Corriere della Sera, 14 Giugno 2020:
400 milioni di dosi di vaccino Sars-Cov-2 per i cittadini europei. Il ministro della salute speranza ha firmato insieme ai suoi omologhi di Germania, Francia, Olanda ( e gli altri paesi?) un accordo con l’azienda farmaceutica AstraZeneca. Giuseppe Conte, allora premier, “il vaccino è l’unica soluzione definitiva a Covid. Per me andrà sempre considerato un bene pubblico globale, diritto di tutti, non privilegio di pochi”. Giuseppe Conte non è più il presidente del consiglio dei Ministri.
L’ex Commissario straordinario Domenico Arcuri comunicò a suo tempo di aver presentato un esposto contro Pfizer perché “se i vaccini destinati all’UE finiscono in altri Paesi è molto grave”, ex appunto.
I vaccini che oggi il nostro mondo prende in considerazione, perché ce ne sarebbero altri ma ovviamente per i media occidentali hanno la stessa importanza di fialette riempite con h2o, sono principalmente i 4 “occidentali” per i quali il contributo dei cittadini è stato sostanziale. In estrema sintesi:
• AstraZeneca ha speso 8,28 mld di dollari per la ricerca di cui il 74% circa finanziato da case farmaceutiche e il 16% da governi,
• Johnson&Johnson ne ha spesi 2,11 mld ( 71% governi – 29% case farmaceutiche ),
• Pfizer/BioNTech 4,99 mld in ricerca ( 52% governi, 40% case farmaceutiche, 8% privati ),
• Moderna 4,10 mld in ricerca ( 99% governi, 1% ong ).
Insomma metà della ricerca sul vaccino Covid, direttamente o indirettamente, l’hanno pagata i cittadini dei vari paesi del mondo ma i brevetti dei vaccini sono di proprietà esclusiva delle case farmaceutiche che li hanno registrati e li vendono al migliore acquirente gestendo a proprio piacimento le consegne, senza badare troppo al bene del mondo. Arcuri aveva ragione?
Poco interessa, nei telegiornali e alle radio gli applausi sono tutti per Israele, 9 milioni di abitanti circa, che entro aprile avrà vaccinato l’intera popolazione con tanto di certificato sulla carta di identità, me la immagino la scena: “negozio vietato ai non vaccinati”… nasci incendiario e muori pompiere, cantava Ligabue.
Vengono accuratamente filtrati i discorsi dal prezzo con cui il governo di Benjamin Netanyahu ha concluso l’accordo con Pfizer-Biontech: 28 dollari a dose circa, il doppio rispetto ai 14€ dell’Unione Europea. Bloomberg ha rivelato inoltre che l’accordo prevede la condivisione con l’azienda dei dati sulla somministrazione del vaccino ai pazienti.
La campagna vaccinale Israeliana sarà pure un successo, ma ho la sensazione che il successo sia molto più successo per il venditore, soprattutto qualora il modello israeliano fosse adottato da tutto il mondo: costi di avviamento dimezzati, prezzo al dettaglio elevato, azioni legali bloccate da contratto, clienti cavie e 20 anni di produzione esclusiva.
Il monopolio sui vaccini, come ogni altra proprietà intellettuale, vale 20 anni. Lo ha stabilito nel 1995 l’Organizzazione Mondiale del Commercio. Chi si fa il mazzo per studiare e trovare soluzioni per il mondo va e deve essere ricompensato. Chi ha la testa per salvare il mondo deve vivere nel lusso; ma ciò è sempre giusto? Forse se parliamo di software.
Giuro che su un quotidiano nazionale ho letto che gli africani sarebbero più resistenti al covid19. Mi ha ricordato la puntata di South Park in cui viene scoperta la cura all’AIDS.
India, Sudafrica appoggiati da un centinaio di paesi poveri hanno chiesto alla organizzazione mondiale della sanità una moratoria sui brevetti dei vaccini per il covid19, una sospensione dell’accordo del 1995: USA ed Europa si sono opposti. Italia ed Europa possono rinunciare alle licenze obbligatorie, c’è una clausola che lo prevede dai TRIPs (Trade Related Aspects of Intellectual Property Rights), gli accordi internazionali sulla proprietà intellettuale dell’organizzazione mondiale del commercio autorizza a produrre farmaci in proprio scavalcando il brevetto tutti gli Stati che si trovano contemporaneamente in una situazione di pandemia e di difficoltà economica; cioè chi è in queste due condizioni, tipo noi, può usare il brevetto per produrre il vaccino perché prevale il diritto alla salute rispetto al profitto economico.
Il presidente dell’istituto Mario Negri di Milano su Il Mattino scrisse che “se ci sono ragioni importanti di salute pubblica, gli stati possono chiedere o pretendere la licenza del farmaco per produrlo in grosse quantità, l’Italia e l’Europa possono chiederlo…se non ci sbrighiamo rischiamo che qualche variante non sia più suscettibile al vaccino” cioè dopo aver speso miliardi in ricerca, miliardi in dosi, ci ritroviamo con miliardi di fermacarte e ricominciamo da capo.
A gennaio il parlamento europeo ha votato su un emendamento proposto da Marc Botenga, un comunista belga, con il quale si invitava la Commissione a fare tutto ciò che è in suo potere per rendere i vaccini e le terapie anti pandemiche un bene pubblico globale, liberamente accessibile a tutti, e a pubblicare tutti i contratti firmati con le aziende farmaceutiche. Insomma un brevetto pubblico e trasparente: 338 no.
Nessuno qui mette in discussione la pandemia sostenendo tesi complottistiche, ma semplicemente pone quesiti leciti quali: dov’è il confine tra giusta ricompensa e benessere collettivo? Io ritengo che il bilancio non è l’unica cosa che conta. Le aziende private dovrebbero farsi da parte nella produzione e prendere la loro giusta ed equa remunerazione dalle royalties sulla produzione globale. Gli stati nazione hanno tutto per poter nazionalizzare le aziende che producono il vaccino, vaccinare l’intera popolazione (riconoscendo il giusto compenso a chi quel vaccino lo ha creato) e passare alla prossima problematica. Invece siamo qui con le mascherine a chiederci se in zona arancione possiamo andare dalla zia o a correre o magari a correre dalla zia.
Se invece pensate che sia giusto così: In brasile con 200 dollari ti vaccini e dato che le cliniche private trattano con il fornitore direttamente magari cercando bene trovate anche a di meno. Oppure c’è Cuba che insieme ad un viaggio turistico vi regala il vaccino, il loro però.
fabbod