…in un giorno di pioggia, ad agosto 2019. La Roma affrontò il Genoa in casa e finì con un roboante 3 a 3. Il giorno dopo spesi 150 crediti su 900 al fantacalcio per Under: “se giocamo così questo vince la scarpa d’oro…”.
Nell’ambiente intellettuale il calcio è banale. Troppi bullizzati antropomorfizzano il maschio alfa nel gioco del calcio, silloggismi banali e monopensiero lineare son sempre dietro l’angolo, sfruttati o sfruttatori. Io so, io ho visto capocce di travertino ammettere di avere torto parlando della Roma.
Ad esempio De Rossi disse che i tifosi della Roma erano diventati commercialisti. Il romano notoriamente non accorto alle spese ad un certo periodo della recente storia nostrana era ossessionato dal bilancio; ma i tifosi della Roma sono stati teppisti, rivoluzionari, idioti, commercialisti, esperti di calcio, a seconda di dove tira lo spirito mediatico questi assumono forma diversa ma la realtà a mio avviso è che De Rossi aveva ragione pur non avendo afferrato la realtà: i tifosi della Roma La amano.

Voglio solo star con te
Voglio vincere
E cantar per te
Forza forza Roma ale
Roma alé..
Analfabeti funzionali che leggono articoli di giornale e li capiscono, uomini d’affari giunti nei piani alti della grigia società del tempo che vanno nella plebaglia, social o reale che sia, per cercare i propri simili; in un mondo grigio ed individualista il tifoso “leva il muso al cielo ad udir il rumore del branco“. Il calcio per ogni uomo, non me ne vogliano le signore, per quanto successo possa aver fatto, per quanto lontano possa essere da casa è, e rappresenterà sempre, i momenti migliori della sua vita, quei giorni meravigliosi “tra il prete palloso che ci dava da fare e il pallone che andava come fosse a motore”. Così se una palla rimbalza un bambino gioisce; non c’è menisco che tenga.

Dicevamo dunque, il calcio ha in se’ la rivoluzione e io mi innammorai di Fonseca perché dopo tempestosi inverni fraticidi: Pallottiani vs Antipallottiani, eminenze grigie vs Ranierani, vedove di Spalletti contro i sicari del Pelato finalmente il campo. Ero triste. Leggevo i giornali, ascoltavo trasmissioni su trasmissioni e dentro di me pensavo: perchè vi scannate, vi amate! Quanto cazzo vi amate! Accendete le radio e spegnete Baldissoni (iperbole). Finalmente la palla rotola; 52 azioni offensive con 14 tiri. Dall’altra parte un avversario sconvolto dall’orda giallorossa ma audace e paziente; un cazzotto per uno…
… io levai il muso alle stelle e sentii il richiamo del branco
Totti disse che il talento riconosce il talento, io oggi lo odio Totti (altra iperbole), ma Totti quando parla con i piedi ha sempre ragione anche se come De Rossi non afferra la realtà. Il romanista riconosce il romanista.
“Si, io allo stadio Olimpico in 58 anni, non avevo mai sentito i fischi durante un gol di un proprio giocatore. E questo mi è dispiaciuto poi però lo hanno applaudito quando alla fine ha fatto un recupero di 50 metri” (Claudio Ranieri, 2009, post partita Roma – Bologna 2 a 1)
Quella Roma ha giocato come avrei giocato io, come avrebbe giocato un tifoso, Curva Sud o Tevere che sia. Io contro il Genoa vidi un’accozzaglia di bambini viziati onorare la maglia, come non lo vedevo dai tempi di Zeman, trasformare con il sudore il rosso in porpora, il giallo in oro ed uscire dal campo solo perché costretti dal triplice fischio dell’arbitro.
Eppure non si vive di solo pane. La Roma aveva giocato all’arrembaggio una partita meravigliosa ma la vita ti insegna che se non pensi al domani questo ti travolgerà. La foresta italica pullula di insidie. Fonseca venne distrutto, mediaticamente per il suo calcio troppo offensivo ma la folla tacque, il friccicorio.

La pora gente ferita dall’ennesima rivoluzione mancata, intontita dai latrati dei cani da riporto del potente ci ha messo qualche mese in più ad innamorarsi di Fonseca e quel fricciorio oppresso dal “tanto è come Zeman” pian piano alla fine è sbocciato perché si Fonseca è come Zeman (e ce ne fossero di più a sto mondo come Il Boemo), ma è anche come le altre mille personalità, dal calcio alla filosofia, che lo hanno forgiato nell’anima. Fonseca è romanista. Ama il proprio lavoro in cui esprime se stesso anche se lo odia perchè gli piove addosso di tutto, si litiga ma non ci si lascia. Fonseca è la rivoluzione dal basso che non disdegna un bel calcio in culo al pallone (quando ce vo’ ce vo’) o sparecchiata che dirsi voglia, ma sopratutto Fonseca non guarda in faccia nessuno e se uno sbraccia per l’errore del compagno va fuori rosa. Fonseca non abbandona il Compagno.

Da un’occasione a tutti, crede in se stesso e negl’altri ci crede talmente tanto che convince anche quelli che avevano smesso di credere in loro stessi. Non predica il suo calcio ma protegge i suoi in ogni intervista e pretende che facciano altrettanto fra di loro, chiunque tu sia perchè anche se il mondo ci infabula con la retorica dell’individualista, con la misura del conto in banca, a volte ad un uomo basta una mano per rialzarsi.
“Ci deve guidare la fame” (cit. Fonseca)
Grazie Mister, con te vinceremo e se così non sarà pazienza “dammi un bacio che fuori è la rivoluzione che non passerà in TV” ( La rivoluzione non passerà in TV – Lo Stato Sociale )
fabbod
13/3/21