Allo Coviddì! Alli Padròn!

“Try to keep yourself Awake” fabbod

Immaginatevi la trita e ritualizzata scenetta occidentale ipersfruttata dal tempio capitalista per rifilarvi qualsivoglia prodotto utile come la sua probabilità di superare l’anno di vita al vostro fianco. Ok, ora la sfrutto anche io per rifilarvi ‘sto meme.

La macchina al solito viale, poi chiave. Alexa! Riproduci Modena city Ramblers – se lo chiedessi così a tu madre sai che cinquina sonorante allo “satana esci da sto fetente!” –  E che parte? “The great song of the indifference”

Album: Riportando tutto a Casa, 1994.

Sistemate ‘n paio de cose: cani, figli, cena, doccia, piatti a ognuno il suo ma sottofondo quelle note fermentano, friccicore*, tentazione di acchiappar la mano de qualche d’un’ vicin voi per dire: forza! A ballar!

Cazzo la gente era felice. Troppo tipiche le sonorità. (Im)possible non rimestar a quella ruralità, rustica, rusticat-ed**, dalla grigia società odierna.

Cazzo erano felici allora! Se poteva canta senza ‘na promozione?! Felicità degli U_mani***.

Giornata fredda, intensa. Soleggiata, vento di tramontana. Giornata faticata. Il gregge, il cavallo, la legna, rincasi. Ma lo stanco non se toglie, manco lavato due volte. Così si richiude il portone e se va a bere con li compagni e le compagne cotti, come te, dal sole e dal vento; Campagne. Lalalallallla! Lalalallallla!

A m’in ceva ste vo ander. A m’in ceva ste’t vo fermer. A m’in ceva ste dis ed no, a m’in ceva gnanc un pos

[Non mi frega se vuoi andare, non mi frega se ti vuoi fermare. Non mi frega se dici di no, non mi frega neanche un po’]

Si beve, si ride, si canta. E lo fracasso non fastidia lo d’intorno perché lo Padrone non esiste. La sveglia non se sogna. Lo brusio è al più ‘na ninnamamma. Sto letto è Freddo, e li se bruciano ciocchi e ardori. La ninnananna se fa vigore. La chiamata a raduno s’innalza, e dai sto periodo è lavoro intenso, na festa se la meritano.. Così Lalalallallla! Lalalallallla!. Domani è na faticata, ma adesso è na gioia e domani non se agogna.

“A m’in ceva ste ve a murir, eterntant ste ve a durmir. A m’in ceva ste t’amaz, a m’in ceva un caz! “

[Non mi frega se vai mori’, non mi frega se vai a dormire. Non mi frega se t ammazzi, non  me frega n cazzo!] Lalalallallla! Lalalallallla!

Era possibile essere felici, Insieme. Altro che Il Ciao smozzicato al vicino odiato. No quelle sere tutte uguali a rimestar sul collega arruffone. Il direttore o lo Principale rampollo che te vole solo fotte tempo e passione che te guarda sorniòne, la bocca po pure sorride ma lo sguardo no, sei solo ‘no strumento. No. La macchina vecchia da pagar, l’affitto da saldar. No. ‘N’altra nottata a ripassar. Hai visto quanti follower cià (si, cià!) questa-sta-cessa. (Schadenfreude) No: Lalalallallla! Lalalallallla!

“A m’in ceva di padroun, dal lavor e ‘dla disocupazioun, E anca ‘d me c’a soun a spas, a m’in ceva un caz! “

[Non mi frega dei padroni, del lavoro e della disoccupazione. E di me che sono a spasso, non mi frega un cazzo]

Sti giorni tristi, tutti uguali. Non se potemo abbraccia perché Lì adda governa’ e li scambi der potere saddafa’. Ma “In due è amore, in tre una festa” e lascialo sta Don Abienza; pazienza. Do-mani addalavorar le pore lingue donne, al sole a lavar. Lalalallallla! Lalalallallla!

Alla disocupazioun! Skol!

* Friccicore per Repubblica: Briciolo, piccolissima quantità, Fremito, brivido gradevole (sembra un principio di raffreddore. Sentiamo un’altra campana). Wikitionary: (regionale) (romanesco) briciolo, leggera scossa che pervade l’animo nei momenti di particolare emozione.

** “La parola è “rusticated” e si traduce con espulso, scacciato, allontanato dal consesso scolastico, umano e civile, insomma buttato fuori dall’istituto con ignominia. Viene dal verbo “to rusticate” che a sua volta risale all’antiquo “reductio in rurem” ovvero ridotto allo stato di campagnolo, di villico, di ruspante, insomma il negativo del cittadino. Come se essere contadino sia da ritenersi una condizione esecrabile, degna dei paria, dei relitti, dei reietti. Ma sì, alla faccia loro, facciamoci tutti rusticare, bandire, sfrattare da quel loro mondo incellofanato, premasticato, dolcificato, aromatizzato artificialmente, optiamo per una bella secessione, per una volontaria estromissione, per una missione possibile versi i campi, le viti, le miti atmosfere prive di monossido di carbonio, di polveri sottili, di benzene che sai quanto ci fanno bene ai polmoni! “

(Pablo Echaurren, Le parole della Terra, Nuovi Equilibri: Contro il comune senso del pudore, contro la morale codificata, controcorrente. Questa collana vuole abbattere i muri editoriali che ancora separano e nascondono coloro che non hanno voce. Siano i muri di un carcere o quelli, ancora più invalicabili e resistenti, della vergogna e del conformismo).

***la parola U_mani per me indica la nostra essenza: U-sar le mani.

Fabbod

Una opinione su "Allo Coviddì! Alli Padròn!"

  1. Dentro la testa un cantiere, e il cranio fa da palizzata per non far vedere.
    Sto costruendoci un Monumento all’Incazzatura.
    Aspetta solo che mi fanno uscire, e Varenne ti sembrerà un mulo.

    "Mi piace"

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