La misura del tempo, parte 1

“è l’arte del racconto che ci ricorda che non esista una sola risposta ai dilemmi umani. Essi sono inevitabilmente ambigui. I personaggi rappresentano i diversi punti di vista….pensate a quel romanzo dei Fratelli Karamazov, in cui Ivan chiede al fretello Iosha se fosse disposto, per garantire la felicità al genere umano, a torturare una bambina”

Gianrico Carofiglio, La misura del tempo

Esiste uno stendardo dell’animo umano che ne guida da sempre l’agire e non ancora confutato non dalla storia né dalla ragione: se messo in condizione di scegliere ogni individuo, mediamente, prenderà sempre la strada più breve verso la sua meta ( sempre che ne abbia una ). Possiamo sintetizzare ciò come il dogma del massimo risultato con il minimo sforzo ( MRmS ).

Qui si annida un classico degli errori umani. Riteniamo che la scelta sia di per sé emblema di libero arbitrio. L’uomo si oppone agli istinti per definizione; perché sceglie. Classico perchè viziato dalla classica predisposizione umana a dicotomizzare il mondo. La libertà o c’è o non c’è. Se ho potuto scegliere allora c’è.
Ritengo la questione più complessa, a mio avviso scegliere non è garanzia di libero arbitrio perché c’è sempre in agguato il dogma MRmS e se possiamo descrivere, predire, raccogliere la media dei comportamenti umani frutto di scelte in una massima o euristica, MRmS appunto, allora o non siamo liberi o abbiamo frainteso il libero arbitrio.

I padroni del nostro destino, cavalieri della nostra anima dovrebbero prendere in considerazione il fatto che per quanto ascetici non potranno mai impedire al loro cuore di battere solo con la volontà, che nel quotidiano il loro corpo produrrà miliardi di reazioni che loro ignorano ma che influenzeranno pesantemente il loro agire “conscio”; insomma, dopo un’analisi biologica accurata la massima di William Ernest Henley non sembrerà più così pertinente anzi dovranno necessariamente prendere atto che l’homunculus nella loro testa più che un timoniere, cavaliere o capitano che dir si voglia assomigli ad un interprete. Egli non domina l’orizzonte ma lo scruta.

“ ci sono supporti alla mia idea-i miei preferiti sono tre (a) forzate una persona depressa a sorridere e si sentirà meglio; (b) istruite una persona ad assumere una postura più dominante e si sentirà più forte; e (c) rilassare i muscoli abbassa l’ansia” (Sapolsky, Behave)

Alla luce di ciò ritengo che il libero arbitrio non sia un bottone, schiaccio o non schiaccio, quanto il processo dello schiacciare i bottoni. Così allo stesso modo ritengo che una decisione razionale, non sia la stessa cosa del libero arbitrio ma ne condivida l’essenza, cioè anche lei è un processo, o meglio un punto di vista del processo, ed in quanto tale trova la sua ragion d’essere nel fattore tempo. Includa in sostanza e nella sua sostanza La misura del tempo.

“l’infinito non ha fine ma un inizio ce l’ha. L’ho capito stamattina all’alba: l’infinito sta negli occhi di chi guarda”.

Management del Dolore Post Operatorio

Fabbod 6.11.20

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