Profeti molto acrobati della rivoluzione

“Work in-progress” fabbod

L’oste decanta il vino specie s’è suo, i fini so semplici ma sempre a posteriori, l’orto vole l’omo morto, pensa’ male è brutto ma spesso ce se prende. L’acqua è bene pubblico e il cibo no. Così io a sti signori che parlano li ascolto ma non je do retta.

Saranno pure gravi sti vax ma lasciateme sta’, perché quello che nun c’era, nun c’era e soprattutto non ce mancava. Fummo Signori nel nostro ettaro de Terra e tutti ce volevano bene perché a noi dovevano la vita, eravamo inter-indipendenti. Li ucelletti ce se ‘n chinavano, un filo de paja, la grappa alle chiocce… “Orti Insorti”.
Oggi, invece, semo i re-ger de sto scempio. Cinquanta metri quadri per un debito de vita; fu un piacere, era ‘n diritto ma mo è na catena perché quello che nun c’è, nun c’è e soprattutto te serve.

La verità? Boh. Ma liberi e ricchi ‘n se po fa’.

fabbod

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